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Gianfranco Calligarich

Gianfranco Calligarich — scrittore, drammaturgo, regista:

Ripensando alla mia decennale esperienza teatrale di fondatore e direttore del Teatro XX Secolo al Fontanone del Gianicolo, i dieci anni probabilmente più adrenalinici che ricordi nella mia attività di scrittore e regista, la cosa che ricordo con maggiore soddisfazione è la possibilità che avevo di ospitare tutta una serie di artisti a cui il teatro delle grandi sale negava quella valorizzazione che invece il loro talento e la loro passione avrebbero meritato. Nessuno di loro, e questa era la cosa che li rendeva particolarmente amabili, se ne faceva un problema, anzi, a volte li rendeva orgogliosi della loro libertà e indipendenza dai canoni del teatro commerciale. Violetta Chiarini però aveva qualcosa di più. Violetta aveva un suo pubblico assolutamente fedele ed entusiasta che la seguiva ovunque si esibisse e questo significava, avendo lei in scena, che il teatro era pieno tutte le sere, cosa particolarmente gradita per un teatro piccolo e indipendente come il XX Secolo. Quanto a lei ricambiava il suo pubblico con altrettanto affetto, giocandosi con ironia e rara grazia un ruolo da diva un po’ evanescente e ancien regime come le canzoni che cantava, riuscendo a ottenere il massimo risultato che i veri artisti della leggerezza, e lei lo era, possano ottenere, far sorridere e commuovere insieme. Violetta Chiarini, armata di una indistruttibile fragilità, è una voce che resiste alla volgarità che ormai invade le scene, conscia che solo le vecchie canzoni vale la pena di cantare. Non solo perché spesso erano migliori, con più grazia e sentimento, di quelle di oggi, ma come sapendo che la vita assume il suo significato più toccante solo quando tale scopriamo essere appunto stata, una vecchia canzone.

Le nuove feminare

Un occhio in chiave comico umoristica sui ruoli della donna e dell’uomo nella società del nostro tempo e sulla pace nel mondo.

Il Canto XXXIII del Paradiso

Violetta Chiarini legge il Canto XXXIII del Paradiso, versi 1-75, nell’ambito del ciclo di letture «Intorno a Dante», a cura del Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea (Cendic).

Vita Nova, cap. II

Violetta Chiarini legge Vita Nova, capitolo II, nell’ambito del ciclo di letture «Intorno a Dante», a cura del Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea (Cendic).

La Diva de l’Empire

Rivisitazione del ’900 europeo attraverso una riproposta storico-interpretativa del teatro musicale classico-leggero del secolo, coniugando grandi scrittori e grandi musicisti che hanno segnato l’epoca d’oro della cultura dell’Europa (fine ’800 — fine anni ’20):

Rassegna stampa — recensioni

L’Attualità: «Violetta Chiarini, attrice e cantante vera (non canta da attrice, canta veramente, per usare uno slogan), da anni lavora sulla musica della prima metà dello scorso secolo, da “intellettuale”, persona colta e intelligente [...]»

Cenerentola: «[...] prima concepisce-scrive uno spettacolo, poi lo mette in scena con grande efficacia mimica, gestuale, vocale (in ogni senso, quindi anche e soprattutto musicale), senza risparmiarsi mai in scena. [...]»

In punta di piedi verso l’aurora

Con il sostegno e la collaborazione della «Rete Artisti Spettacolo per l’Innovazione», Violetta Chiarini presenta il video «In punta di piedi verso l’aurora»: un monologo intenso, crudo nel suo estremo contatto con l’attualità — la pandemia, gli affetti strappati, le carezze mancate...

La critica commenta così

Maricla Boggio — drammaturga, saggista, critica teatrale:

Violetta Chiarini, ricca di suggestioni vitali, capace di superare la difficoltà del tema scelto facendolo diventare elemento di poesia. Il dialogo con la bambina nipote consente toni di delicata partecipazione, reinventando la morte fino a farla diventare possibilità di dimensione filosofica, in cui l’individuo si fonde in una visione generale dell’universo. Nello sviluppo del racconto, della nonna che nel letto di ospedale si vede proiettata fuori di sé in una esistenza che supera l’umano, si intrecciano la tragica visione del funerale privato dei suoi rituali, con i teneri ricordi legati alla propria giovinezza, alla bambina, alla sua intensa volontà di vita. Un augurio di continuare a far prevalere l’ottimismo e la poesia nonostante le attuali condizioni del mondo.

Giuseppe Manfridi — drammaturgo, scrittore, saggista:

Struggente assolo, con l’interprete che ti staglia luminosa in una chiazza di buio, come se anche questo cromatismo essenziale fosse materia interna al testo, sgranato in una melodia magica e dolente. Meravigliosi gli endecasillabi messi a contrappunto di questa elegia inesausta, che non conosce soste, ma solo modulazioni di fiato in fiato: «Mentre fuori la primavera canta», «Vedo qualcuno sul letto laggiù», «Lasciami volare verso la luce […] per il grande arrivo del mondo nuovo», sino al finale, amplissimo, ascensionale «Col suo rosso tripudio dell’aurora». E questa sillabazione, in cui è scandito dapprima l’annuncio della malattia, poi la progressiva separazione e infine un addio trascendentale, non potrebbe essere intonata in altro modo che così, attraverso la voce di Violetta Chiarini, irradiata dal suo volto. Un brano bellissimo.

Roberto Milana — saggista, critico letterario:

È bello il testo di Violetta Chiarini sulla pandemia colta nel distacco atroce, ma denso di comunicazione morale, di una nonna dalla nipotina. Eleva umanamente attraverso un linguaggio addirittura argomentativo, questa cronaca ancora più tragica perché modernamente impensata. Un grido di ribellione all’anonimato della morte, forse l’ultimo atto emblematico dell’anonimato delle vite coatte nei social affollati. Un passaggio di esperienza critica che solo può salvarci.

Chiara Rossi — scrittrice, drammaturga, saggista:

Violetta mi ha fatto piangere per l’emozione. La sua voce, i suoi occhi, la sua capacità scenica-sensibile di portarmi con sé, fino a fluttuare verso l’aurora. Il suo corpo dà forma alla parola, ogni suo gesto e respiro pur impercettibile sulla scena plasma la sua intensa drammaturgia. Magnifico monologo. Dolcissimo. Tenero. Tremendo. Parole fatte di luce. È ciò che mi affiora come primo commento. Luce. Luce, in cui un pulviscolo iridescente rende l’atmosfera rarefatta, leggera, lieve. Un passaggio (più che un trapasso) che fa riflettere, molto. Moltissimo. La creatività del resto, ne sono convinta, non serve per rispondere, ma per domandare. Violetta Chiarini, una donna stupenda e un’attrice poliedrica straordinaria, un talento che si coglie immediato. Autrice anche: potente, forte e delicata insieme.

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